LA STORIA DEL REDDITO MINIMO GARANTITO IN ITALIA

la storia del reddito minimo garantito in italia

La povertà è un fenomeno complesso che dipende da numerosi fattori. Non è legato alla sola mancanza di reddito ma è anche strettamente connesso con l’accesso alle opportunità e quindi con la possibilità di partecipare pienamente alla vita economica e sociale del paese. Le politiche nazionali per l’inclusione sociale, pertanto, si caratterizzano per una gamma di iniziative e compiti differenziati, sia per ambito di intervento sia per tipologia di strumenti.

LA STORIA DEL REDDITO MINIMO GARANTITO IN ITALIA

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L’Italia ha approvato una strategia nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale che prevede, tra gli interventi principali, l’istituzione del Reddito di cittadinanza (RdC) tramite il Decreto legge n. 4 del 28 gennaio 2019, convertito con Legge n. 26 del 28 marzo 2019, ovvero un sostegno al reddito che le persone, compresi i giovani adulti, e le famiglie in condizione di povertà, possono richiedere a partire dal 6 marzo 2019, condizionato all’impegno a seguire un percorso personalizzato volto all’inclusione sociale e all’inserimento lavorativo e che è stato leggermente modificato e integrato con il programma GOL (Garanzia dell’occupabilità dei lavoratori) del PNRR (Piano Nazionale Resilienza e Resistenza).

Nello specifico, alcune delle politiche nazionali si caratterizzano come l’insieme delle misure volte a sostenere i redditi delle persone e delle famiglie, con particolare riguardo agli interventi di inclusione attiva, finalizzati alla graduale conquista dell’autonomia; un’altra linea d’azione è dedicata, invece, all’analisi quantitativa e qualitativa dei fenomeni emergenti di povertà, allo studio delle condizioni di povertà estreme e alla definizione delle modalità appropriate di intervento.

Tra le misure di sostegno al reddito, in particolare, si segnala il reddito di cittadinanza, che i cittadini possono richiedere a partire dal 6 marzo 2019 obbligandosi a seguire un percorso personalizzato di inserimento lavorativo e di inclusione sociale.

LE ORIGINI DELLE MISURE A SOSTEGNO ALLA POVERTA’

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Questa non è la prima volta che si mette mano a misure di sostegno alla povertà in Italia.: 

  • La storia del reddito minimo garantito nel nostro paese comincia addirittura negli anni ‘90, con il Reddito Minimo d’Inserimento voluto dall’allora governo di centrosinistra. In una prima fase nel biennio 1999-2000 era destinato a 39 comuni, esteso poi a 306 nei tre anni successivi.
  • Il successivo governo guidato da Silvio Berlusconi smantella il Reddito Minimo d’Inserimento per varare un Reddito di Ultima Istanza che però non vedrà mai la luce. Si introducono però bonus più circoscritti per le famiglie meno abbienti.
  • Nel 2016 è la volta del Sostegno per l’inclusione attiva, con uno stanziamento di un miliardo di euro l’anno. Il trasferimento è destinato a famiglie in condizione di povertà in cui è presente o un membro minorenne o un membro disabile. Il beneficio però era vincolato a progetto personale di attivazione sociale e lavorativa: quindi corsi di formazione, ricerca attiva del lavoro, prevenzione e tutela della salute. Il provvedimento mirava quindi a superare la condizione d’indigenza dei destinatari. Il Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA) è una misura di contrasto alla povertà che prevede l’erogazione di un beneficio economico (Carta SIA) alle famiglie in condizione di povertà nelle quali almeno un componente sia minorenne oppure sia presente un figlio disabile (anche maggiorenne) o una donna in stato di gravidanza accertata. Per godere del beneficio, il nucleo familiare del richiedente deve aderire ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa sostenuto da una rete integrata di interventi, individuati dai servizi sociali dei Comuni (coordinati a livello di Ambiti territoriali), in rete con gli altri servizi del territorio (i centri per l’impiego, i servizi sanitari, le scuole) e con i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità. Il progetto viene costruito insieme al nucleo familiare sulla base di una valutazione globale delle problematiche e dei bisogni e coinvolge tutti i componenti, instaurando un patto tra servizi e famiglie che implica una reciproca assunzione di responsabilità e di impegni. Le attività possono riguardare i contatti con i servizi, la ricerca attiva di lavoro, l’adesione a progetti di formazione, la frequenza e l’impegno scolastico, la prevenzione e la tutela della salute. L’obiettivo è aiutare le famiglie a superare la condizione di povertà e riconquistare gradualmente l’autonomia.
  • Le risorse, però, non sono abbastanza. il governo di centrosinistra presieduto da Paolo Gentiloni vara il reddito di inclusione (REI), con uno stanziamento di 3 miliardi all’anno. Pur avendo aumentato la soglia ISEE per rientrare nei criteri, anche il REI rappresentava uno strumento limitato per il contrasto alla povertà. Secondo i dati, infatti, l’importo massimo di trasferimento mensile per una singola persona era di 187 euro, 294 euro per coppia, 382 euro per tre persone, 461 euro per quattro persone: non abbastanza per una tutela dignitosa, anzi.
  • Dal 1° gennaio 2018 il SIA è stato sostituito dal Reddito di inclusione (REI), come previsto dalla legge delega per il contrasto alla povertà e dal decreto legislativo 15.09.2017 n 147, attuativo della legge delega. Il REI si compone di due parti: un beneficio economico, erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica (Carta REI) e un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento della condizione di povertà, predisposto sotto la regia dei servizi sociali del Comune.
  • Se i beneficiari del SIA soddisfano anche i requisiti per accedere alla nuova misura, possono richiedere la trasformazione del SIA in REI. In ogni caso, solo per la durata massima prevista per il SIA (pari a 12 mesi), verrà garantita la fruizione del beneficio maggiore. Se si passa dal SIA al REI, la durata massima del REI (pari a 18 mesi) sarà ridotta del numero di mesi per i quali si è percepito il SIA. Il beneficio, in tal caso, verrà erogato sulla stessa carta di pagamento.

IL GOVERNO CONTE E IL REDDITO DI CITTADINANZA

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  • Il governo Conte I ha sostituito il REI con il reddito di cittadinanza, che aumenta sia la soglia ISEE sia l’importo mensile, arrivando a costare 8 miliardi all’anno. Ovviamente, proprio come le misure precedenti, il Reddito non si limita all’erogazione di un importo mensile, ma anche misure per le politiche attive sul lavoro. In particolare i centri per l’impiego pubblici, gestiti dalle regioni, in cui i consulenti, i famosi navigator, avrebbero aiutato a incrociare offerta e domanda di lavoro, trovando un impiego ai percettori del RdC. 
  • Il sussidio introdotto in Italia nel 2019 dal governo Conte I (formato dal movimento 5 stelle e dalla Lega), è espressione di quanto da tempo nel programma del Movimento 5 Stelle; a differenza del nome di “reddito di cittadinanza” attribuito a tale strumento nello stesso Decreto-Legge, non è un reddito di base, bensì un ammortizzatore sociale (prevede l’obbligo di essere assistiti da “Navigator”/Assistenti Sociali/Centro Impiego), essendo in realtà un reddito minimo garantito in quanto: I cittadini italiani o stranieri con regolare permesso di soggiorno residenti da almeno dieci anni (dei quali gli ultimi due in via continuativa) possono presentare le domande tramite il portale www.redditodicittadinanza.gov.it, tramite i CAF o negli uffici di Poste Italiane. L’INPS valuta se la domanda possiede i requisiti di legge e, in caso affermativo, consegna una carta prepagata ricaricabile che può essere utilizzata per acquistare beni e servizi oppure per prelevare denaro contante, entro un tetto massimo mensile.
  • Il Reddito di Cittadinanza (RdC) è una misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale che i cittadini possono richiedere a partire dal 6 marzo 2019. Si tratta di un sostegno economico a integrazione dei redditi familiari associato a un percorso di reinserimento lavorativo e di inclusione sociale, di cui i beneficiari sono protagonisti sottoscrivendo un Patto per il lavoro ed un Patto per l’inclusione sociale Partiamo da una constatazione: non è possibile eliminare in toto il Reddito di Cittadinanza, nella misura in cui anche l’Europa raccomanda una forma di sostegno alla povertà come un reddito minimo garantito. Il nostro paese è stato uno degli ultimi a dotarsi di uno strumento simile. E nel contrasto alla povertà il reddito di cittadinanza voluto dal governo Conte I funzionava.
  • La precedente misura di contrasto alla povertà, il reddito di inclusione (REI), attiva dal 1° gennaio 2018, se riconosciuta prima del mese di aprile 2019 continua a essere erogata per la durata inizialmente prevista, fatta salva la possibilità di presentare domanda per il Reddito di cittadinanza.
  • A queste iniziative si affianca la Carta di acquisti ordinaria, misura consolidata di contrasto alla povertà in vigore dal 2008, formulata per offrire un sostegno alle persone meno abbienti negli acquisti di generi alimentari, prodotti farmaceutici e parafarmaceutici e per il pagamento delle bollette domestiche di luce e gas.

L’ISEE, STRUMENTO PER L’APPLICAZIONE DELLE MISURE

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Lo strumento che sostiene l’applicazione di queste misure è l’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). L’ISEE ha la funzione di stabilire nella maniera più equa le risposte offerte ai bisogni dei cittadini per indirizzare correttamente gli interventi d’inclusione e di contrasto alla povertà, ed è alla base delle diverse agevolazioni gestite da Regioni e Comuni ed altri enti erogatori per l’accesso a prestazioni di diversa natura (mense scolastiche, nidi, residenze sanitarie assistenziali, etc.).

In Italia, infatti, gli interventi di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale vengono promossi e attuati da più soggetti che fanno capo a diversi livelli di governo (nazionali, regionali e locali). Questo assetto non agevola la lettura dei bisogni né la programmazione e la valutazione delle politiche. Per rendere più efficiente il sistema occorre far dialogare tra loro questi soggetti, integrando le informazioni esistenti nei diversi archivi e correlandole alle caratteristiche socio-demografiche delle persone esposte al rischio povertà ed esclusione sociale. È significativo, da questo punto di vista, il progetto sperimentale avviato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con le Regioni, volto alla creazione del Sistema informativo su interventi e servizi sociali finalizzati a contrastare povertà ed esclusione sociale (SIP)

LA POLITICA DEL GOVERNO MELONI

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  • Negli ultimi mesi il governo guidato da Giorgia Meloni ha sostenuto la necessità di un’ampia revisione del reddito di cittadinanza, la misura di sostegno economico per le persone senza lavoro: uno dei provvedimenti che il governo ha annunciato con più convinzione è la mancata conferma dei navigator, i consulenti che erano stati assunti per aiutare i beneficiari del reddito di cittadinanza nella ricerca di un’occupazione. Già prima dell’assunzione dei navigator, avvenuta nel luglio del 2019 per iniziativa del governo sostenuto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega, il dibattito politico su questa figura professionale era stato molto vivace ed era continuato negli ultimi anni fino al novembre del 2022, quando il ministero del Lavoro aveva annunciato che non avrebbe rinnovato i contratti. Nel frattempo, però, moltissimi consulenti si erano già dimessi e avevano trovato un altro lavoro in aziende private o nella pubblica amministrazione vincendo concorsi pubblici.
  • Facendo leva sul clima riguardante il reddito di cittadinanza portato avanti nel dibattito pubblico, il governo Meloni ha deciso la sua archiviazione. Essendo entrato in carica negli ultimi mesi del 2022, l’idea di mandare in soffitta il RdC già dal 2023 è apparsa di difficile applicazione, preferendo una revisione,e una totale riforma in un primo tempo prevista per il 2024.

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