I VANTAGGI E GLI SVANTAGGI DEL SALARIO MINIMO GARANTITO

i vantaggi e gli svantaggi del salario minimo garantito

Il salario minimo rappresenta, secondo una nozione condivisa, la retribuzione minima che dovrebbe essere garantita ai lavoratori per una determinata quantità di lavoro.

Questa è la definizione che è possibile rinvenire nei documenti dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Un salario minimo può essere uno strumento efficace nel contrastare l’aumento della povertà nel nostro paese.

Per salario minimo si intende il salario più basso consentito dalla legge sotto cui il datore di lavoro non può scendere, ferma restando chiaramente la possibilità di prevedere un compenso più elevato.

I VANTAGGI E GLI SVANTAGGI DEL SALARIO MINIMO

i vantaggi e gli svantaggi del salario minimo garantito 01

I contratti collettivi creano diritti e doveri, un po’ come le leggi, non solo per chi aderisce a quel determinato sindacato ma per tutti i lavoratori. Ad oggi stabiliscono già il salario minimo per l’85% dei lavoratori. Ciò nonostante c’è chi ritiene che l’introduzione di un salario minimo dovrebbe essere prevista anche dalla legge. E si fa scudo del fatto che esiste una direttiva europea del 2022 che invita gli Stati Membri a introdurre un minimo retributivo (ricordiamo che la direttiva non è immediatamente vincolante ma cerca di armonizzare le legislazioni dei vari Paesi e quindi deve essere recepita, non necessariamente con le stesse disposizioni).

  • Quasi tutti i Paesi Europei hanno un salario minimo: per l’esattezza 22 su 27.
  • Gli unici Paesi privi di salario minimo, oltre all’Italia, sono la Svezia, la Finlandia, la Danimarca e l’Austria, Paesi però dove il tenore di vita pro capite è già molto alto e non si pongono problemi di grossi disagi.

La questione del salario minimo è da sempre al centro del dibattito politico ed economico in molti paesi, compresa l’Italia. Nel 2015, l’Italia ha introdotto una legge sul salario minimo nazionale, stabilendo una retribuzione minima oraria che i datori di lavoro devono garantire ai propri dipendenti. Tuttavia, come in ogni questione complessa, ci sono aspetti positivi e negativi da considerare.

Di seguito esamineremo i pro e i contro della legge sul salario minimo in Italia.

I VANTAGGI DEL SALARIO MINIMO

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A) LA PROTEZIONE DEI LAVORATORI

L’implementazione di un salario minimo garantisce che anche i lavoratori meno qualificati e vulnerabili ricevano una retribuzione equa. Questo contribuisce a ridurre lo sfruttamento e a creare una rete di sicurezza per chi svolge lavori a basso reddito.

B) LA RIDUZIONE DELLE DISUGUAGLIANZE

Un salario minimo può contribuire a ridurre le disuguaglianze di reddito, poiché stabilisce un livello minimo di guadagno che ogni lavoratore deve ricevere. Ciò può aiutare a mitigare la disparità economica e promuovere una distribuzione più equa della ricchezza.

C) LO STIMOLO ALL’ECONOMIA LOCALE

I lavoratori che guadagnano di più tendono a spendere di più, il che può stimolare l’economia locale. Aumentando il reddito dei lavoratori a basso salario, si potrebbe assistere a un aumento della domanda di beni e servizi, beneficiando così le imprese locali.

D) LA RIDUZIONE DELLA POVERTÀ LAVORATIVA

La povertà lavorativa è una situazione in cui le persone che lavorano non riescono comunque a sbarcare il lunario. Un salario minimo adeguato può aiutare a prevenire questa situazione, garantendo che chi lavora a tempo pieno possa avere uno standard di vita accettabile.

GLI SVANTAGGI DEL SALARIO MINIMO

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A) GLI IMPATTI SULLE IMPRESE

Le aziende, specialmente le piccole imprese e quelle con margine di profitto limitato, potrebbero lottare per adattarsi all’incremento dei costi del lavoro dovuti all’implementazione di un salario minimo. Ciò potrebbe portare a riduzioni dell’occupazione, tagli di spese e, in alcuni casi, addirittura alla chiusura dell’attività.

B) L’INFLAZIONE

L’aumento dei salari minimi potrebbe causare un aumento dei costi di produzione per le imprese, il che potrebbe a sua volta tradursi in un aumento dei prezzi dei beni e dei servizi. Questo fenomeno, noto come inflazione da costo, potrebbe incidere sul potere d’acquisto dei consumatori.

C) I SETTORI STAGIONALI E RURALI

Alcuni settori, come l’agricoltura e il turismo stagionale, potrebbero avere difficoltà a sostenere un salario minimo a causa della natura ciclica e stagionale del lavoro. Questo potrebbe comportare sfide nell’assunzione di personale o nell’adeguamento ai nuovi requisiti.

D) LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

E c’è chi dice che prevedere un salario minimo a 9 euro porterebbe a una maggiore disoccupazione. Introdurre un salario minimo comporterebbe un aumento dei costi di lavoro che influenzerebbe la produzione. Difatti i dati statistici mostrano sì che l’Italia è il Paese dove il salario minimo è cresciuto meno di tutti gli altri Paesi Europei ma proprio tale fattore ha fatto crescere la competitività delle nostre aziende.

I dati pubblicati dalla Banca Centrale Europea nel suo ultimo bollettino economico dicono, in sostanza, una sola cosa: l’Italia è fra i Paesi dell’euro quello che ha guadagnato più competitività internazionale dal 2019. E questo guadagno di competitività è soprattutto il frutto di un più forte contenimento dei salari e dei profitti rispetto a quasi tutte le altre economie.

L’implementazione di un salario minimo potrebbe rendere meno attraenti per i datori di lavoro l’assunzione di lavoratori giovani o senza esperienza, poiché dovrebbero essere pagati almeno il salario minimo. Ciò potrebbe aggravare la disoccupazione giovanile.

IL SALARIO MINIMO NON MIGLIORA LE CONDIZIONI DI VITA

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Secondo molti critici, invece, il salario minimo non sarebbe in grado di migliorare le condizioni di molti lavoratori anche perché come dicevamo i contratti collettivi prevedono spesso ben più di 6 euro l’ora.

Così le imprese premono per una misura alternativa: il taglio del cuneo fiscale che a loro converrebbe perché, a parità di spesa, verserebbero di più al lavoratore, motivandolo, e pagherebbero di meno allo Stato. Una soluzione alternativa potrebbe essere quella di concedere ai sindacati maggiormente rappresentativi la possibilità di stipulare contratti collettivi con retribuzioni parametrate al territorio, adattando il minimo salariare alle condizioni particolari delle zone dove il costo della vita è nettamente inferiore (zone depresse) o superiore (per esempio grandi centri urbani) rispetto alla media nazionale».

Anche ai sindacati non conviene l’introduzione del salario minimo perché questo toglierebbe loro un enorme potere, uno dei pochi che è rimasto nelle loro mani visto che col tempo le loro battaglie hanno perso molto appeal tra i lavoratori.

COSA CAMBIEREBBE CON IL SALARIO MINIMO

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Ad oggi il salario minimo, se introdotto, tutelerebbe non così tante persone: solo il 18,4% dei 23,3 milioni di lavoratori in Italia che guadagna meno di 9 euro lordi all’ora. Si tratta di oltre 4 milioni di persone, una fetta di elettorato che fa comodo all’opposizione.

Quindi l’introduzione di un salario minimo:

  • Priverebbe la contrattazione collettiva di quel ruolo di interprete e garante delle esigenze dei lavoratori rispetto ai diversi settori di appartenenza.
  • Risulterebbe essere troppo semplicistica e limitativa rispetto all’effettiva tutela del trattamento globale, economico e normativo dei lavoratori, che è ben al di sopra della retribuzione minima tabellare.
  • Sarebbe comunque limitante in quanto non riguarda anche quella componente di lavoratori, i collaboratori domestici, che oggi più faticano a raggiungere una retribuzione dignitosa, anche alla luce della rilevanza sociale del lavoro che svolgono. 
  • Determinerebbe un innalzamento del costo del lavoro a carico delle aziende su tutti i livelli retributivi più elevati del minimo.
  • Rischierebbe di determinare un effetto negativo in quei settori/realtà aziendali non in grado di assorbire l’incremento retributivo previsto (vedi il caso delle cooperative).

CONCLUSIONE

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In conclusione, la legge sul salario minimo in Italia ha vantaggi e svantaggi da considerare attentamente. Mentre mira a garantire un reddito equo per tutti i lavoratori e a ridurre le disuguaglianze, potrebbe anche comportare sfide per le imprese, l’occupazione giovanile e la stabilità economica. Una valutazione accurata dei pro e dei contro è essenziale per determinare se tale legge è adatta al contesto italiano e per affrontare eventuali effetti negativi in modo efficace.

Prima di emanare un Decreto che può stravolgere il sistema Lavoro andrebbero verificate prima le condizioni dei lavoratori, garanzie per le aziende che assumono e un sistema efficiente di controlli che premi chi è più virtuoso.

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