IL DECRETO LAVORO E IL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE

il decreto lavoro e il taglio del cuneo fiscale

Parliamo dall’annosa questione del cuneo fiscale, una delle più discusse della politica italiana degli ultimi anni. Innanzitutto è necessario chiarire di che cosa parliamo.

l cuneo fiscale è una misura economica che rappresenta la differenza tra quanto un datore di lavoro paga per un dipendente e quanto il dipendente effettivamente riceve in termini di retribuzione netta dopo aver pagato le tasse e i contributi previdenziali.

In sostanza, il cuneo fiscale include tutte le tasse sul lavoro (come l’imposta sul reddito) e i contributi sociali sia a carico del datore di lavoro sia del lavoratore. Questo cuneo rappresenta quindi il costo del lavoro che non va direttamente al lavoratore.

COSA E’ IL CUNEO FISCALE

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La paga finale percepita dal lavoratore non è la stessa che viene versata dal datore di lavoro. La differenza tra il lordo e il netto corrisponde al cuneo fiscale ed è composta da imposte e contributi. Sono inclusi principalmente l’imposta sul reddito da lavoro (in Italia chiamata Irpef) e i contributi previdenziali che vengono versati sia dal lavoratore che dal datore di lavoro. Si può calcolare sia per chi è assunto con un contratto da lavoratore dipendente sia per il lavoratore autonomo e il libero professionista.

Il cuneo fiscale non va confuso con il costo del lavoro. Quest’ultimo è infatti il costo totale che viene sostenuto dall’azienda per mantenere il lavoratore, compreso anche di tasse, imposte e contributi. Il cuneo fiscale è il rapporto tra il quantitativo di imposte pagate da un singolo lavoratore medio e il totale del costo del lavoro. Quindi della somma di contributi e imposte che è necessario pagare per remunerare un lavoratore da parte dell’impresa. Il cuneo fiscale medio misura la quota in cui la tassazione sui redditi da lavoro scoraggia l’occupazione. Il cuneo fiscale varia tra i paesi europei. Come è spiegato, l’aumento delle remunerazioni nominali (quelle al netto dell’inflazione) ha spinto verso l’alto il cuneo fiscale. In tutti i paesi europei, l’aumento delle retribuzioni, a causa dell’inflazione sostenuta, ha ridotto l’ammissibilità per i lavoratori ai trasferimenti di denaro e alle detrazioni d’imposta, aumentando in ultima analisi il cuneo fiscale. 

In Italia si è spesso intervenuti sul cuneo fiscale. Ultimo in ordine di tempo è stato proprio il governo Meloni, che ha confermato il taglio voluto dal governo Draghi e lo ha ulteriormente ridotto nella finanziaria, per i lavoratori più poveri.

Il problema, d’altronde, è stato recentemente fotografato dai dati Eurostat sull’aumento dei salari nel 2022, anno in cui l’inflazione ha colpito di più: l’Italia è assieme a Malta e Finlandia il paese in cui i salari sono cresciuti di meno. Non sorprende quindi che lo sforzo del governo sia di aumentare le retribuzioni. 

IL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE CON IL DECRETO LAVORO

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Con il Decreto lavoro punta a un ulteriore taglio. Ma, in virtù di risorse tutt’altro che abbondanti, il taglio del cuneo fiscale non è sostanzioso, l’impatto di questo nuovo taglio va dai 10 euro al mese per chi ha un reddito di 15 mila euro fino ai 16 per chi ha un reddito di 35 mila euro. Questo, ripetiamo, è l’impatto del nuovo taglio promesso dal governo Meloni, a cui vanno aggiunti i tagli già in vigore. Si parla di un aumento medio di poco inferiore a 200 euro su base annua. 

Anche Francesco Seghezzi, presidente della fondazione ADAPT, ritiene che il taglio abbia un impatto impercettibile tanto che questi fondi potrebbero essere utilizzati altrove. 

Già durante la campagna elettorale, d’altronde, gli economisti Tito Boeri e Roberto Perotti avevano criticato il taglio del cuneo fiscale, proposto da PD e Azione, per aumentare le retribuzioni degli italiani. I due economisti hanno infatti fatto notare come un alleggerimento del cuneo fiscale vada più a favore del datore di lavoro, nonostante l’esborso da parte dello Stato.

Una strategia differente, ma più efficace, sarebbe introdurre un salario minimo legale che non avrebbe costi ingenti per lo Stato ma garantirebbe un aumento delle retribuzioni più basse dei lavoratori nel nostro paese. 

C’è poi una questione più profonda, ovvero se la strategia consista nel classico “passare la nottata” – aumentando quindi le retribuzioni in un contesto di elevata inflazione, tenendo sempre presente il rischio, oggi non concretizzatosi, di una spirale prezzi salari – o, come invece ribadito più volte, ragionare in un calcolo di lungo periodo per ridurre la pressione fiscale e ridare linfa vitale all’economia italiana, che versa in uno stato di stagnazione ormai da 30 anni. Se già per il primo intento la situazione è complicata, lo è ancora di più se si pensa che, come è stato fatto ripetutamente nel corso degli anni, il cuneo fiscale sia uno dei problemi principali del nostro paese.

Nonostante il cuneo fiscale rimanga tra i più alti a livello europeo, è tuttavia in linea con quello di Francia e Germania, paesi da prendere a riferimento per l’Italia.  Il costo del lavoro non è un problema in sé, semmai sarebbe necessario concentrarsi sulla forza lavoro poco qualificata, sugli investimenti in innovazione e capitale umano scarsi o assenti e sul contesto generale d’impresa in Italia. Paesi come Francia e Germania, infatti, presentano un panorama ben più roseo, con imprese di più grandi dimensioni in grado di puntare su formazione e investimenti, coadiuvate da un sistema di formazione e ricerca in grado di lavorare a stretto contatto con le imprese e il mondo del lavoro.

IL TAGLIO AL CUNEO FISCALE DECISO DAL GOVERNO

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Di taglio del cuneo fiscale si parlava da tempo. Ora con il decreto Lavoro il Governo ha deciso di intervenire sul costo del lavoro. I benefici maggiori sono per i lavoratori dipendenti, che potranno avere fino a 100 euro in più in busta paga a partire da luglio e fino a novembre 2023. Ecco come e a chi è riservata la misura. Con il decreto Lavoro, il governo ha aumentato il peso del taglio del cuneo fiscale per i contributi a carico dei lavoratori. Nel dettaglio, l’intervento ha stabilito un taglio aggiuntivo di 4 punti per il semestre compreso tra luglio e dicembre 31, destinato ai lavoratori con retribuzioni lorde fino a 35mila euro, finanziato con circa 4 miliardi.

Abbiamo liberato un tesoretto da 4 miliardi grazie al coraggio di alcuni provvedimenti che avevamo portato avanti ed oggi lo destiniamo al più importante taglio delle tasse degli ultimi decenni. “Tagliamo il cuneo di 4 punti e questo si somma a quello che avevamo già fatto in legge di Bilancio: abbiamo un taglio di 6 punti percentuale per chi ha redditi fino a 35.000 euro e di 7 punti per i redditi fino a 25000 euro. È una scelta di cui io vado profondamente fiera,” ha annunciato la premier, Giorgia Meloni, nel giorno della Festa dei Lavoratori, che ha coinciso con la firma del decreto. Si parla di taglio aggiuntivo perché la legge di Bilancio 2023 aveva già previsto un taglio del cuneo fiscale 2023 (al 3% per i redditi fino a 25mila euro lordi).

Con il nuovo intervento del decreto Lavoro si sale al 6% e 7% (fino a 35mila euro) per l’ultimo semestre 2023. Per quanto concerne il calcolo del taglio del cuneo fiscale, anche per i dipendenti pubblici, va considerato che il taglio passa da 2 a 6 punti percentuali per i redditi fino a 35.000 euro e passa da 3 a 7 punti percentuali per i redditi fino a 25.000 euro.

IL CUNEO CONTRIBUTIVO: BUSTA PAGA PIÙ PESANTE

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Altra cosa, invece, è il cuneo contributivo, che interessa solo i lavoratori dipendenti e che, insieme a quello fiscale, permetterà appunto di avere buste paga più “pesanti” per qualche mese. «Con la manovra abbiamo confermato i due punti di taglio, oggi con tutte le risorse a disposizione siamo tornati sul tema. Gli ulteriori quattro punti fanno sì che per chi ha redditi fino a 25mila euro ci sia una riduzione di circa il 70% del prelievo contributivo. Per chi ha fino a 35mila euro di reddito c’è il 60%. 

L’impegno è di lavorare per creare le condizioni per rendere strutturale questo intervento», ha spiegato la ministra del Lavoro, Marina Calderone, in occasione proprio della Festa del 1° maggio. Si tratta della somma di tasse e contributi che, ora che sono stati ridotti, permette di ottenere un risparmio fino a circa 100 euro al mese in più per i dipendenti: di fatto si traduce in un guadagno netto più alto.

CHI AVRÀ PIÙ SOLDI A FINE MESE: QUALCHE ESEMPIO CONCRETO

Come è logico immaginare, l’impatto in busta paga dell’ulteriore taglio contributivo sarà per i dipendenti a seconda dei casi e degli stipendi. La misura, nel dettaglio, interviene per agevolare maggiormente i redditi medio-bassi. Secondo le prime simulazioni, il taglio del cuneo fiscale 2023, aggiornato con le novità del decreto Lavoro, per gli stipendi fino a 25mila euro (per i quali il taglio al cuneo sale a 7 punti percentuali) l’aumento in busta dovrebbe essere di circa 70-80 euro. Mentre per i dipendenti che percepiscono retribuzioni comprese tra 25mila e 35mila euro (taglio del cuneo di 6 punti percentuali) l’aumento in busta paga dovrebbe essere di circa 90-100 euro mensili. 

CHI HA DIRITTO AL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE

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Come previsto anche dalla legge di Bilancio 2023, possono accedere al taglio del cuneo fiscale tutti i lavoratori dipendenti di datori di lavoro, pubblici e privati, a prescindere dalla circostanza che assumano o meno la natura di imprenditore. I beneficiari della misura, dunque, sono coloro che hanno un reddito annuo fino a 35mila euro, anche se con scaglioni diversi e che potranno portare a casa tra gli 80 e i 100 euro in più al mese per i prossimi mesi. In particolare, il provvedimento prevede che per il periodo da luglio fino a novembre 2023 chi guadagna fino a 25 mila euro lordi all’anno potrà godere di un taglio fino al 7% delle tasse, che scende al 6% per chi ha uno stipendio fino a 35mila euro annui.

Facendo qualche esempio concreto, chi guadagna fino a 20mila euro annui potrà avere una retribuzione mensile, nei prossimi mesi del 2023, aumentata di 76,82 euro, che sale a 96,03 euro al mese se si guadagnano fino a 25mila euro all’anno, e a 98,56 euro per un reddito entro i 35mila euro annui.

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