DESCRIZIONE DEI VARI TIPI DI ESTINTORI

1) ESTINTORE A POLVERE

estintori a polvere

È costituito da un involucro in lamiera d’acciaio, pressurizzato con gas inerte o con aria deumidificata a circa 15 bar (pressione di esercizio a 20°C) contenente come estinguente polvere chimica, costituita principalmente da composti salini quali: bicarbonato di potassio, per polveri bivalenti classe d’incendio B, C. Solfati di ammonio e fosfato mono ammonico, per polveri trivalenti classi di incendio A, B, C, addittivato con altre sostanze che conferiscono alla stessa particolari proprietà di: fluidità e resistenza all’umidità, idrorepellenza. L’azione che espleta la polvere sull’incendio si riassume in: soffocamento, raffreddamento, inibizione delle parti incombuste quindi blocco della catalisi dell’incendio.

A) Verifiche prima dell’utilizzo

Ad ogni buon fine prima di utilizzare l’estintore verificare:

  • che l’estinguente contenuto sia compatibile e adatto alla classe d’incendio da attaccare.
  • l’effettiva pressione di carica attraverso il manometro “se presente”.
  • controllare la mancanza di eventuali manomissioni su tubo, lancia, sigillo di sicurezza.
  • scuotere per un paio di volte l’estintore per eliminare se presenti eventuali principi di costipamento della polvere.

B) Utilizzo

Al termine di queste operazioni, che devono essere immediate, togliere la spina di sicurezza e intervenire sul principio d’incendio dirigendo sempre l’estinguente alla base delle fiamme.

L’estintore a polvere può essere utilizzato su:

  • quadri elettrici fino a 1000 V.
  • materiali di classe A (carta, legno, materie plastiche, sostanze di sintesi, tessuti ecc..).
  • liquidi infiammabili (benzine, gasolio, alcool, ecc.).
  • materiali di classe D (magnese, alluminio, sodio, potassio, ecc.) solo con polveri speciali. Per la sua particolarità costruttiva l’estintore è ideale per spegnere più focolai.

C) Consigli

Ricordarsi che una volta spento in principio d’incendio è opportuno arieggiare se l’incendio si è sviluppato all’interno di un locale, infatti oltre ai prodotti della combustione: CO, CO2, vari acidi e gas, presenza di polveri incombuste nell’aria c’e anche la polvere estinguente che proprio perché sottilissima potrebbe essere inspirata insieme ad altre sostanze negative dall’operatore.

Smassare inoltre eventuali residui per spegnere eventuali braci che possono riavviare l’incendio.

2) ESTINTORE AD ANIDRIDE CARBONICA

estintori a CO2

È costituito da un serbatoio realizzato in un unico corpo senza saldature, può essere realizzato con acciaio di buona levatura, o in lega leggera. La particolarità del serbatoio è quella di resistere alla pressione che il gas sviluppa a vari stadi di temperature quali: -20°C ~19 bar, + 20°C~ 60 bar, +60°C~170 bar.

A) Verifiche periodiche

Gli estintori che non sono soggetti a verifiche periodiche secondo quanto previsto dalla direttiva 97/23/CE (DLg 93/2000) devono essere collaudati ogni 12 anni mediante prova idraulica della durata di 30 sec. alla pressione di prova (Pt) indicata sul serbatoio.

Gli estintori costruiti prima della direttiva PED devono rispettare le scadenze come indicate dalla legislazione in materia di gas compressi e liquefatti.

Sull’ogiva della bombola deve essere riportato: pressione di collaudo, anno di costruzione, numero progressivo, tara, eventuali date di collaudo.

In genere l’ogiva degli estintori a CO2 è di colore grigio ma non è obbligatorio per norma questa colorazione.

L’estintore ad anidride carbonica ha una valvola di sicurezza che interviene quando la pressione interna dell’estintore per vari motivi supera i 170 bar, in questo caso il dischetto metallico che costituisce il tappo della pressione stessa si rompe e permette la completa depressurizzazione dell’estintore.

B) Utilizzo

L’estintore a CO2 è approvato per i focolai di classe B-C, non è adatto sui focolai di classe A perché in virtù della proprietà insita nei gas di evaporare produrrebbe solo un abbassamento momentaneo della temperatura senza l’inibizione delle braci prodotte dall’incendio e quindi certamente dopo la scarica si verificherebbe il riaffiorare dell’incendio.

Inoltre per la sua dielettricità l’anidride carbonica è indicata per la protezione di quadri elettrici, può estinguere incendi di natura elettrica su apparecchiature sotto tensione fino a 1000 V.

Il dispositivo di scarica dell’estintore a CO2 è composto da un tubo ad alta pressione collegato ad un cono diffusore realizzato in materiale sintetico PVC (resistente agli shok termici) con la presenza di un impugnatura, per evitare all’operatore eventuali ustioni da freddo, infatti, la repentina fuoriuscita del gas dall’estintore e la conseguente evaporazione, provoca un brusco abbassamento della temperatura (-79°C), per questo abbassamento di temperatura, le parti metalliche dell’estintore divengono freddissime e pericolose se toccate con mano scoperta dall’operatore.

Inoltre il brusco abbassamento di temperatura che subisce nella sua trasformazione l’anidride carbonica è tale da solidificare il liquido in uscita che assume la denominazione di “neve carbonica” o “ghiaccio secco”.

Negli estintori con 2 Kg di carica, il cono diffusore è direttamente collegato alla valvola di intercettazione. Prima di intervenire con l’estintore a CO2 verificare la tenuta dei collegamenti cono tubo, tubo – valvola.

C) Consigli

Azionare l’estintore e dirigere il getto alla base delle fiamme cercando di coprire le stesse con la nuvola di CO2 che si sprigiona dall’estintore per ottenere: effetto di soffocamento, effetto di raffreddamento, quindi l’estinzione del focolaio.

L’estintore a CO2 a causa della forte evaporazione del gas, ha una gittata efficace limitata. Per cui è necessario avvicinarsi il più possibile al focolaio, utilizzando opportuni mezzi di protezione, per ottenere l’estinzione del principio d’incendio.

3) ESTINTORE AD ACQUA

estintore ad acqua

È costituito da una bombola in lamiera d’acciaio, trattata contro la corrosione, contenente come agente estinguente acqua. È pressurizzato o permanentemente con un gas inerte, o al momento dell’uso attraverso la perforazione di una bambolina interna contenente anidride carbonica. I primi estintori ad acqua, parliamo degli inizi del 1900, erano realizzati con una bombola la cui carica era costituita da bicarbonato di sodio disciolto in acqua, e vicino alla bocca del contenitore era fissata una bottiglia di vetro contenente acido solforico.

Premendo un’astina la bottiglia si rompeva e la reazione chimica che avveniva istantaneamente produceva anidride carbonica la quale come qualsiasi propellente espelleva l’acqua dal contenitore permettendo all’operatore di dirigerla sul fuoco.

Attualmente l’estintore idrico ad acqua è realizzato per spengere principi d’incendio di classe A.

La carica dell’estintore in genere non è acqua pura ma spesso è miscelata con sostanze che amplificano l’effetto bagnante dall’acqua e il potere endogeno della stessa.

Il dispositivo di erogazione e costituito da un tubo e da una lancia spesso a forma dei piccola doccia, per meglio effettuare l’azione di raffreddamento e per distribuire l’estinguente in una piu ampia superficie.

Consigli

Nel caso l’estintore non sia utilizzabile sui quadri elettrici deve riportare la seguente avvertenza nella parte terza dell’etichetta “non utilizzabile su apparecchiature sotto tensione elettrica”.

E deve apparire ben visibile il simbolo che riproduciamo. Come si osserva nell’immagine a fianco, l’estintore ad acqua a pressione permanente (presenza del manometro) è munito di una dispositivo a doccetta per meglio nebulizzare il getto d’acqua e per spegnere e raffreddare una maggiore superficie.

dispositivo a doccetta per estintori ad acqua

Nel caso si deve intervenire su un apparecchiatura elettrica sotto tensione è sempre meglio operare con estintori a CO2 – Idrocarburi alogenati- clean agent – polvere.

4) ESTINTORE A SCHIUMA

estintori a schiuma

È costituito da un serbatoio in lamiera d’acciaio, trattato contro la corrosione, la cui carica è composta da liquido schiumogeno diluito in acqua in percentuale che và dal 3 al 10%.

La pressurizzazione dell’estintore può essere permanentemente o può avvenire al momento dell’uso, grazie ad una bambolina di CO2 posta sotto l’orifizio di riempimento dell’estintore che nel caso di necessità sarà liberata attraverso la sua perforazione da un percussore posto sul gruppo valvolare.

L’estintore a schiuma è utilizzabile sui focolai di classe A-B, trova impiego soprattutto nel settore navale. Non è assolutamente utilizzabile sui quadri elettrici, sui focolai di classe D, sulle polveri chimiche reagenti con l’acqua. Il dispositivo di erogazione dell’estinguente è composto da un tubo al cui termine è collegata un lancetta in materiale anticorrosione, alla cui base vi sono dei fori di ingresso aria. All’azionamento dell’estintore ed alla contemporanea uscita della soluzione di liquido schiumogeno, dai forellini posti alla base dalla lancia entrerà aria per effetto venturi che miscelandosi al liquido in passaggio produrrà la schiuma che sarà diretta sul principio d’incendio.

5) ESTINTORE AD IDROCARBURI ALOGENATI

estintore ad idrocarburi alogenati

È ormai in disuso in virtù della legge Decreto 10/03/99 che stabiliva come termine ultimo per la dismissione degli halons il 31/12/2000.

Infatti prima il protocollo di Montreal, e successivamente, il protocollo di Kioto hanno messo al bando quelle sostanze che immesse nell’atmosfera producono effetti negativi sulla sicurezza ambientale quali: buco d’ozono, effetto serra, ecc..

Tra i maggiori responsabili dei suddetti problemi, vi sono gli halon (alogenati) le cui molecole di Bromo, fluoro. hanno nel tempo prodotto danni difficilmente recuperabili.

Gli halons maggiormente utilizzati nel settore antincendio erano:

  • halon 1211 negli estintori portatili d’incendio.
  • halon 2402 (fluobrene) negli estintori portatili d’incendio.
  • halon 1301 negli impianti antincendio.

Attualmente i CFC (clorofluorocarburi) sono sostituiti con alcuni HCFC (idroclorofluorocarburi) che hanno un indice di impoverimento dello strato di ozono (ODP) prossimo allo O. (HCF 23, ARGONFIRE, NAF, ecc..).

L’uso degli idroclorofluorocarburi è consentito in sostituzione degli halon solo in alcune applicazioni e comunque dal 31/12/2008 sarà vietato l’uso di idrofluorocarburi nei sistemi di protezione antincendio e negli estintori. (art.5 D.L.31 Ottobre 2001).

Gli idrofluorocarburi possono essere utilizzati su focolai di classe A-B-C.

L’azione di estinzione consiste nell’interporsi all’ossigeno nel naturale legame tra combustibile e comburente nella reazione di combustione sottraendo quindi ossigeno rallentando il processo di combustione (catalisi negativa) sino ad ottenere l’estinzione.

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