I DANNI E GLI EFFETTI DEL RUMORE SULL’UOMO

i danni e gli effetti del rumore sull'uomo

Il suono è una variazione di pressione nell’aria che determina un’onda acustica a carattere regolare e periodico in grado di provocare una sensazione uditiva.

Il rumore viene distinto dal suono perché generato da onde acustiche a carattere irregolare e non periodico, percepito psicologicamente come sensazione uditive sgradevoli e fastidiose.

È una energia meccanica emessa da una sorgente che si propaga in un mezzo sotto forma di vibrazioni.

  • Viene definito come un “suono sgradevole”.
  • Ha la stessa natura del suono, nel senso che entrambi sono il risultato di energia meccanica emessa da una sorgente che si propaga in un mezzo (solido, liquido o gassoso) sotto forma di vibrazioni.

CHE COSA PROVOCA IL RUMORE

Le onde sonore che raggiungono il nostro orecchio vengono successivamente inviate attraverso vie nervose particolari al cervello, che le elabora in percezioni uditive.

Possono raggiungere il nostro orecchio solo frequenze comprese tra 20 Hz e 16.000 Hz.

Il nostro orecchio tollera meglio:

  • I rumori continui (ad esempio il rumore emesso da una pompa) rispetto a quelli impulsivi (ad esempio il rumore emesso da un martello che batte su una lamiera).
  • I rumori gravi rispetto a quelli acuti.
  • I rumori meno intensi.

I DANNI DA RUMORE

Comunemente s’intende per rumore un suono che provoca una sensazione sgradevole, fastidiosa o intollerabile. Il suono è una perturbazione meccanica che si propaga in un mezzo elastico (gas, liquido, solido) e che è in grado di eccitare il senso dell’udito.

L’ipoacusia, cioè la diminuzione fino alla perdita della capacità uditiva, è il danno da rumore meglio conosciuto e più studiato; tuttavia il rumore agisce con meccanismo complesso anche su altri organi e apparati (apparato cardiovascolare, endocrino, sistema nervoso centrale e altri) mediante attivazione o inibizione di sistemi neuro regolatori centrali o periferici.

Il rumore determina, inoltre, un effetto di mascheramento che disturba le comunicazioni verbali e la percezione di segnali acustici di sicurezza (con un aumento di probabilità degli infortuni sul lavoro), favorisce l’insorgenza della fatica mentale, diminuisce l’efficienza del rendimento lavorativo, provoca turbe dell’apprendimento e interferenze sul sonno e sul riposo.

In termini di effetti uditivi il rumore agisce sull’orecchio essenzialmente tramite l’energia acustica. L’esposizione a rumori di elevata intensità e per lungo periodo di tempo provoca una serie di alterazioni a carico delle strutture neuro-sensoriali dell’orecchio interno.

GLI EFFETTI DEL RUMORE SULL’UOMO

L’orecchio umano è capace di percepire i rumori a partire dai 5 – 10 dB(A), la normale conversazione è compresa tra i 60 e i 70 dB(A), e con frequenze comprese tra 16 e 16000 Hz.

Rumori troppo forti possono provocare la lacerazione del timpano ma già a partire da una esposizione sistematica a 80 dB(A) si può avere una riduzione dell’udito. L’ipoacusia è un danno permanente che si aggrava con il prolungarsi dell’esposizione a rumore; sono stati anche dimostrati effetti su altri apparati (digerente, respiratorio ecc..), inoltre il rumore è un fattore di stress ed aumenta perciò la stanchezza, fa diminuire la concentrazione e di conseguenza aumentano le possibilità che si verifichi un infortunio sul lavoro.

Gli effetti nocivi del rumore sull’uomo si dividono in uditivi e extra uditivi a seconda che interessino direttamente l’apparato uditivo o che vadano ad agire sugli altri organi o abbiano effetti psico-sociali.

L’orecchio può essere interessato da due diverse situazioni:

  • Un rumore molto forte (esplosione) provoca dolore e spesso lacerazione del timpano.
  • Un rumore meno forte ma superiore a 80dB può determinare riduzione dell’udito.

I DANNI DA RUMORE A CARICO DELL’ORECCHIO

Gli effetti più evidenti sono a carico dell’orecchio che può essere interessato da due diverse situazioni:

  • Un rumore molto forte come un’esplosione provoca dolore… e spesso … lacerazione del timpano.
  • Un rumore meno forte, ma superiore a 80 – 85 Db può determinare una riduzione dell’udito che si instaura in 4 fasi:
  1. Ridotta capacità uditiva temporanea dopo esposizione a rumore, sensazione di orecchie ovattate.
  2. Apparente stato di benessere.
  3. Difficoltà alla percezione dei toni acuti.
  4. Difficoltà a percepire la conversazione.

La fase 4 si instaura quando l’esposizione al rumore ha una durata tale da non consentire il recupero uditivo e si parla pertanto di IPOACUSIA DA RUMORE influenzata da:

  • Stato di salute del soggetto: otiti, otosclerosi, traumi, ecc..
  • Età del soggetto: con l’aumentare dell’età si hariduzione dell’udito (presbioacusia).
  • Uso di farmaci: streptomicina, alcuni antibiotici, ecc..

IL RISCHIO RUMORE INTERESSA ALTRI ORGANI

I danni da rumore possono interessare altri organi.

Può determinare in particolare:

  • Alterazioni della frequenza cardiaca e circolatoria.
  • Modificazioni della pressione arteriosa.
  • Aumento delle resistenze vascolari periferiche.
  • Modificazioni funzionali del sistema nervoso e neurovegetativo.
  • Alterazioni a carico dell’apparato digerente.
  • E inoltre contribuire all’aumento degli infortuni sul lavoro facendodiminuire l’attenzione e la concentrazione degli operatori ela percettibilità dei segnali acustici.

COME CI SI DIFENDE DAL RUMORE

  • Conoscendo il livello di rumorosità si possono attuare misure di prevenzione adeguate.
  • Tale livello si ricava da misure effettuate con strumenti detti fonometri rapportate al tempo di esposizione quotidiana.
  • A diversi valori di rumorosità corrispondono criteri di prevenzione differenti, come imposto dagli obblighi di legge contenuti nel D.Lgs. n° 277 del 15 agosto 1991.

LA SORDITÀ DA RUMORE

La sordità da rumore compare anche in conseguenza di occasionali esposizioni a rumori interni ma è soprattutto causata dall’esposizione per lunghi periodi di tempo a rumori di forte intensità quali quelli provocati dalle macchine industriali e da numerosi attrezzature da lavoro.

La prolungata esposizione a rumori elevati durante l’attività lavorativa, rappresenta, da solo, il 40% dei casi di malattie professionali (fonte INail).

VALORI LIMITE E LAVORI DI AZIONE

Il valore medio di esposizione al rumore per una giornata lavorativa nominale di 8 ore (LEX,8h) ha come:

  • Valore limite di esposizione rispettivamente LEX,8h = 87 dB.
  • Valore superiore di azione rispettivamente LEX,8h = 85 dB.

AUDIOMETRIA

L’audiometria è l’esame medico volto a valutare eventuali deficit dell’udito. L’audiometro è lo strumento standardizzato per registrare la soglia uditiva a frequenze differenti.

LA MALATTIA PROFESSIONALE PER L’ESPOSIZIONE A RUMORE

Il rumore è causa di danno (ipoacusia, sordità) e comporta la malattia professionale statisticamente più significativa. Si e soliti distinguere gli effetti dell’esposizione a rumore tra diretti ed indiretti: gli effetti diretti sono quelli legati ai danni apportati al sistema uditivo, mentre gli effetti indiretti riguardano i danni fisiologici che si manifestano a carico di altri organi ed apparati, come l’apparato cardiovascolare, endocrino ed il sistema nervoso centrale mediante attivazione o inibizione di sistemi neuro-regolatori centrali o periferici.

Gli effetti uditivi possono sintetizzarsi in modificazioni irreversibili per esposizione protratta al rumore (sordità da rumore) e in modificazioni reversibili o irreversibili per trauma acustico acuto.

RICONOSCIMENTO DELLA MALATTIA PROFESSIONALE

In presenza di un danno all’udito del lavoratore, il nesso di causa fra esposizione nell’ambiente di lavoro e danno subito deve essere dimostrato dal medico legale attraverso la documentazione presentata, i dati anamnestici e clinici del singolo paziente. Tuttavia, per le lavorazioni descritte in una speciale tabella (DPR 482 del 1975) a lesione conclamata, esiste la legittima presunzione del nesso eziologico diretto fra attività lavorativa e malattia verificatesi, ovvero c’è inversione dell’onere della prova; sarà il datore di lavoro a dover dimostrare che il danno è stato subito dal lavoratore a causa di fattori indipendenti dall’ambiente di lavoro.

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