COSA È IL BONUS  2023 O TRATTAMENTO INTEGRATIVO

cosa è il bonus 2023 o trattamento integrativo

Anche per il 2023 è stato confermato il bonus Irpef in busta paga, trattamento netto anticipato dal datore di lavoro in busta paga e che spetta a coloro che percepiscono redditi da lavoro dipendente e alcuni redditi assimilati come borse di studio, collaborazioni coordinate e continuative, compensi corrisposti a soci di cooperative. Si tratta della misura introdotta dal Governo per ridurre la pressione fiscale sul lavoro dipendente, che consiste in un contributo economico accreditato direttamente in busta paga.

A quanto pare non sembra essere cambiata l’agevolazione conosciuta come Bonus Renzi e che dopo è diventato nota come il trattamento integrativo sui redditi da lavoro dipendente e assimilati Anche nel 2023 per i dipendenti arriva il bonus 100 euro, l’ex bonus Renzi. Non c’è nessuna novità rispetto al 2022.

COSA È IL BONUS 2023 (Ex Bonus Renzi)

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Anche per il 2023 la legge finanziaria approvata dal governo Meloni ha confermato il trattamento integrativo o meglio conosciuto come Bonus Renzi senza modifiche sostanziali rispetto al 2022. La manovra del Governo ha confermato il trattamento integrativo in busta paga, riconosciuto con cadenza annuale ai lavoratori dipendenti e che ha sostituito quello che era più noto come “bonus Renzi” i famosi 80 euro La quota massima mensile prevista per il trattamento integrativo è di 120 euro, mentre quella annua è di 1.200 euro.

Si tratta di un trattamento integrativo fino a 100 euro che verrà corrisposto a coloro che hanno un reddito inferiore ai 15.000 euro annui direttamente in busta paga. Il trattamento integrativo dei redditi da lavoro dipendente e assimilati, che è ancora generalmente definito Bonus Renzi, per “trascinamento” degli arcinoti “80 euro”, non ha subito modifiche rispetto al 2022, ovvero la Legge di Bilancio 2023 ne ha mantenuto la regolamentazione.

Il trattamento integrativo è una somma riconosciuta mensilmente sui redditi da lavoro (c.d. Tir) dipendenti e assimilati. Si tratta di un’agevolazione IRPEF che ha sostituito il bonus Renzi da 80 euro, rimasto operativo fino alle operazioni di conguaglio nel 2020. Il bonus IRPEF è stato approvato, per un altro anno, con lo scopo di dare un aiuto economico concreto alle famiglie italiane che lottano ogni giorno contro l’aumento del costo della vita e dei beni di consumo. 

Infatti, il trattamento integrativo va ad incrementare la busta paga dei lavoratori dipendenti con una somma, variabile in base al reddito percepito e che può arrivare fino a 100 euro al mese. La Legge di Bilancio 2022 era intervenuta sull’IRPEF, basandola su 4 aliquote anziché 5 e modificando di conseguenza bonus e detrazioni. La nuova curva delle detrazioni integra il Bonus Renzi e ne mantiene l’erogazione per i redditi da lavoro dipendente fino a 28.000 euro, ma con regole diverse.

QUALI SONO I REQUISITI PER OTTENERE IL BONUS 2023

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Con cadenza annuale, il bonus Irpef viene riconosciuto a tutti i lavoratori dipendenti e dal 1° luglio 2020, può raggiungere la somma massima di 120 euro al mese, con un limite di 1.200 euro l’anno. Il tutto viene calcolato in base alla fascia di reddito del beneficiario. Dopo la riformulazione, l’ex Bonus Renzi è stato esteso anche ad altre categorie di cittadini, tra cui disoccupati e lavoratori atipici.
Il trattamento integrativo iperf fino a 100 euro (che integra il vecchio bonus Renzi fino a 80 euro) è previsto anche nel 2023 in busta paga: lo prendono in misura piena coloro che hanno un reddito fino a 15mila euro mentre fino a 28mila euro può non spettare o essere ridotto se le altre detrazioni (familiari a carico, lavoro dipendente, mutuo prima casa e lavori edilizi) superano l’imposta lorda dovuta.

In sostanza, i lavoratori con reddito fino a 15 mila euro continuano a percepire il bonus in busta paga per intero, fino ad un massimo di 1200 euro l’anno. Invece, per i lavoratori con reddito fino a 28 mila euro, viene erogato solo se la somma delle detrazioni fiscali spettanti supera l’imposta lorda dovuta. L’importo del credito Irpef è determinato dalla differenza tra le detrazioni e l’imposta lorda, fino ad un massimo di 1200 euro l’anno (100 euro al mese), dunque può essere anche ridotto. Stando alle norme in vigore, per avere il bonus Irpef 2023, bisogna effettuare un calcolo sulla base della previsione del reddito, cioè simulando il reddito annuale del lavoratore.

Se le condizioni vengono soddisfatte, l’azienda, in periodo di paga, simula quello che sarà il reddito complessivo annuo dei lavoratori e, se risulta pari o inferiore a 15 mila euro, riconosce il bonus riparametrato su base mensile che può arrivare fino ad un massimo di 1.200 euro annui, in base alla fascia di reddito del beneficiario.

COME VIENE CALCOLATO IL BONUS 2023

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Il trattamento integrativo 2023, o bonus IRPEF, è calcolato su una stima della previsione del reddito e sulla capienza dell’imposta lorda. Più nel dettaglio, il trattamento integrativo raggiunge:

  • Un valore di 1.200 euro annuali sui redditi fino a 15.000 euro da lavoro dipendente e assimilati, calcolata rispetto alla capienza lorda individuata in sede di dichiarazione dei redditi ossia la possibilità da parte del cittadino di recuperare parte delle tasse versate.
  • Un valore progressivamente inferiore ai 1200 all’anno, per i redditi superiori a 15.000 euro fino ai 28.000 euro.

L’ammontare del bonus IRPEF viene calcolato sulla base della capienza dell’imposta lorda ma anche sull’incidenza dell’imposta lorda determinata in base a delle specifiche detrazioni fiscali. I lavoratori dipendenti con redditi fino a 15.000 euro possono percepire il trattamento integrativo per intero, mentre quelli con redditi superiori a 15.000 euro, ma inferiori a 28.000, solo se la somma delle detrazioni per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2022 è superiore all’imposta lorda. In tal caso, il bonus non può superare i 1.200 euro e il suo importo è pari alla differenza tra la somma delle detrazioni e l’imposta lorda.

Per fare un esempio di calcolo di quanto può spettare di bonus Irpef 2023, prendendo il caso di un lavoratore dipendente che a gennaio 2023 ha un reddito imponibile ai fini fiscali di 1.150 euro, per simulare il reddito complessivo 2023 il datore di lavoro moltiplica 1.150 euro euro per le mensilità di retribuzione, spettanti, che di solito sono 12 più la 13esima mensilità di dicembre.

Il risultato di 1.150 per 13 è di 14.950 euro. L’azienda verifica poi che l’Irpef lorda sia di importo superiore alle detrazioni da lavoro dipendente, e riconosce il bonus che sarà pari in tal caso a poco più di 100 euro.

Per il calcolo del Bonus Renzi le detrazioni di cui si tiene conto sono quelle previste dagli articoli 12 e 13 TUIR ossia familiari a carico, mutui agrari, mutui immobiliari per acquisto della prima casa fino al 31 dicembre 2022, redditi da lavoro dipendente e assimilati, spese sanitarie, spese per i lavori in casa (dalle ristrutturazioni alla riqualificazione energetica ed erogazioni liberali.

I BENEFICIARI E GLI ESCLUSI DEL TRATTAMENTO INTEGRATIVO

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Quanto alle categorie cui spetta il bonus: 

  • Lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato.
  • Soci lavoratori delle cooperative; lavoratori atipici e con contratto co. co. co.
  • Stagisti e borsisti; lavoratori socialmente utili; disoccupati percettori di indennità mensile di disoccupazione NASpI.
  • Lavoratori in cassa integrazione.
  • Possono usufruire del bonus anche i pensionati purché percettori di pensioni INPS e che non ricevano altri trattamenti risarcitori o assistenziali come il Reddito di cittadinanza o rendite Inail legate a infortuni sul lavoro.

Va detto che i lavoratori dipendenti con redditi fino a 15.000 euro continuano a riceverlo in modalità piena. Il bonus continuerà a essere percepito anche dai lavoratori che percepiscono redditi fino a 28.000 euro a condizione che la somma delle detrazioni per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2022 sia di ammontare superiore all’imposta lorda.

In questo caso però il bonus non può superare i 1.200 euro e l’importo corrisposto è calcolato tenendo conto della differenza tra la somma delle detrazioni e l’imposta lorda.

COME RICHIEDERE IL TRATTAMENTO INTEGRATIVO

Il trattamento integrativo del Bonus Irpef, o ex Bonus Renzi 2023, deve essere riconosciuto in busta paga automaticamente dai sostituti d’imposta, ovvero i datori di lavoro, per le prestazioni rese dal lavoratore e rapportate al periodo di lavoro.

Soltanto in caso di rinuncia si dovrà comunicare la decisione anche nel caso non se ne avesse diritto. Il trattamento integrativo viene erogato in busta paga per tutto il 2023 senza necessità di farne domanda e rimane di entità variabile a seconda del reddito percepito dal lavoratore. Se non fruito in busta paga, il trattamento integrativo 2023 può essere ricevuto anche in queste modalità.

  • A conguaglio a fine anno da parte del datore di lavoro.
  • In sede di dichiarazione dei redditi.

In caso di mancanza di sostituto d’imposta, il beneficio sarà elargito, sotto forma di rimborso, erogato dall’Agenzia delle Entrate Va detto ce anche ai pensionati spetta il Bonus Renzi 2023 ma in questo caso bisognerà rispettare alcuni requisiti, quali essere percettori di pensioni Inps e non ricevere altri trattamenti risarcitori o assistenziali come l’Rdc o rendite Inail legate a infortuni sul lavoro.

COME RICEVERE IL TRATTAMENTO INTEGRATIVO

Per accedere all’agevolazione non occorre fare domanda. Il bonus, infatti, viene riconosciuto in via automatica agli aventi diritto dai sostituti di imposta, ed è accreditato direttamente in busta paga.

  • Il primo modo per accedere al trattamento integrativo è l’erogazione mese per mese direttamente in busta paga. Un metodo che tuttavia non si allontana dal rischio di dover restituire la somma in caso in cui non vengano rispettate i requisiti.
  • Un altro modo per poter ricevere l’ex Bonus Renzi può essere attraverso conguaglio a fine anno da parte del datore di lavoro, ricevendolo dunque in sede di 730. Ai fini del bonus, non è necessario presentare alcuna domanda, mentre è necessario comunicare l’eventuale decisione di rinunciare al trattamento, nel caso non se ne avesse diritto.

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