RASCHIETTATURA

raschiettatura

DEFINIZIONE

È l’operazione a mano che ha lo scopo di perfezionare mediante raschietto una superficie già lavorata con macchine o con la lima (livellando i livelli, le rugosità ed i solchi); essa permette di ottenere superfici lisce e correggere gli eventuali errori geometrici di una superficie.

PARTICOLARITÀ DELL’OPERAZIONE

Si effettua sopra superfici piane e curve ed in modo particolare quando si debbono realizzare accoppiamenti di scorrimento o superfici di controllo.

Le moderne rettifiche piane ed i procedimenti sempre più perfezionati di lappatura hanno ridotto alquanto l’importanza della raschiettatura; tuttavia vi sono ancora, nella lavorazione meccanica di alta precisione, molti casi in cui la raschiettatura a mano è indispensabile e insostituibile.

RASCHIETTI

  1. Piatti a spingere: per lavori ordinari di spianatura (vedi articolo: raschiettare superfici piane in figura 1).
  2. Piatti a tirare: consentono una migliore localizzazione del punto di raschiettatura; si maneggiano con maggior sicurezza e si usano per finiture di precisione e per realizzare la superficie marezzata (vedi articolo: raschiettare superfici piane in figura 1).
  3. Triangolare: per superfici concave può essere ribassato al centro delle tre facce per facilitarne l’affilatura (vedi articolo: raschiettare superfici concave (cuscinetti e bronzine) in figura 1).
  4. Mezzo ovale: pure per superfici concave, con solo due spigoli taglienti (vedi articolo: raschiettare superfici concave (cuscinetti e bronzine) in figura 1).

I raschietti si costruiscono in acciaio al carbonio temprato o con placchette in metallo duro fissate meccanicamente all’asta del raschietto (vedi articolo: raschiettare superfici interne ad angolo acuto in figura 1)

superfici rugose

Le facce di taglio (F) dei raschietti piatti non deve essere piana perché i suoi spigoli (mm’ ed nn’) righerebbero la superficie; il raggio di curvatura però deve essere grande per evitare la formazione di cavità sul piano da lavorare.

Dopo aver dato la forma conveniente al filo tagliente con mole di grana e durezza medie, lo si affila con mole fini, passandolo poi sulla pietra ad olio (vedi articolo: raschiettare superfici concave (cuscinetti e bronzine) in figura 7) oppure con mole diamantate.

USO DEL RASCHIETTO

Per il raschietto piatto, l’angolo di lavoro è minore al principio e cresce a misura che il filo si logora, quando si nota che il raschietto comincia a scivolare si affila nuovamente.

La lunghezza dei ”colpi di raschietto” deve essere da 15 a 20 mm per la sgrossatura e da 4 a 6 per la finitura, il tutto sempre in relazione con l’ampiezza della superficie da raschiettare.

Una superficie raschiettata, che, al controllo sopra il piano, presenta 10 punti di contatto per cm2, è di migliore qualità di un’altra che tocca solo 5 punti; si noti tuttavia che la precisione è tanto maggiore quanto più sottile è lo strato di colore spalmato sul piano.

Per il controllo dei pezzi sul piano di riscontro vedi articolo: finitura di superfici piane ampie.

controllo della superficie

Prima di iniziare la raschiettatura, la superficie dev’essere finita il più esattamente possibile con altri mezzi.

L’effetto prodotto dalla raschiettatura si deve controllare ad ogni passata del raschietto, previa accurata pulizia del pezzo.

Una superficie finita con il raschietto presenta numerosi segni uniformi di aspetto inconfondibile, ed è chiamata superficie marezzata.

La raschiettatura è una delle operazioni che esigono maggior concentrazione e molta attenzione.

Per ottenere piani perfetti con la raschiettatura, anche senza piani di riscontro, si può adottare il metodo dei tre piani.

CONTROLLO DELLA PLANARITÀ CON IL METODO DEI TRE PIANI

Vedi spiegazione nell’articolo: raschiettare superfici piane.

controllo della planarità con il metodo dei tre piani

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